“Entrare sul terreno di gioco e salutare, uno ad uno, tutti i membri della squadra rivale. E guardarsi negli occhi mentre si stringono le mani. Salutare gli arbitri e l’allenatore dell’altra squadra. Entrare nello stadio, essere consapevoli che molti bambini, ragazzi e adulti ti stanno guardando, lì e alla televisione, da ogni parte del mondo. Andare in campo e sapere che è un gioco, che bisogna divertirsi perché la partita è una festa dove 22 giocatori si rispettano e rispettano le regole del gioco”.
Inizia così la lettera che Eric Abidal ha invitato agli organizzatori del Premio internazionale Fair Play – Menarini.
Una carriera costellata di successi, su tutti il Triplete con il Barcellona (2008/2009), frenata solo in parte da un tumore al fegato sconfitto grazie ad un trapianto. Ma Eric Abidal non è stato solo una stella del Barcellona di Guardiola. La notizia della sua malattia lo ha fatto conoscere a tutto il mondo extrasportivo per il coraggio e la forza d’animo con cui la affrontò.
Eric Abidal, dopo aver dato l’addio al calcio giocato, ha creato assieme alla moglie Hayat Kebir una fondazione che ha come fine tra gli altri quello di fornire assistenza sanitaria per soggetti sfavoriti, soprattutto quelli malati di cancro, di proteggere i bambini e i giovani in situazioni a rischio per favorirne l’integrazione, anche attraverso lo sport.
Un impegno che non è passato certo inosservato agli occhi della Giuria del Premio Internazionale Fair Play – Menarini che consegnerà il prossimo 1° luglio a Castiglion Fiorentino il riconoscimento ad Eric Abidal, campione dentro e fuori il terreno di gioco.
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