Conosciamo meglio i premiati del XXI Premio Fair Play Menarini, Knut Knudsen

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Ex ciclista su strada e pistard norvegese. Professionista dal 1974 al 1981. Nel suo Paese è una leggenda vivente. Prima medaglia d’oro ai giochi olimpici del 1972 a Monaco nel ciclismo è stato il primo corridore norvegese a passare professionista.

Un corridore alto, possente, completo, con formidabili doti sul passo, ed una naturale predisposizione verso le corse a cronometro, nonché le corse a tappe, più brevi che lunghe. Un “vichingo” gentile fin dall’infanzia che, per correre in bicicletta, fu costretto a non pochi sacrifici logistici. Arrivato fra i dilettanti, cominciò a dettare. Nel ’72 vinse il Giro di Norvegia e i campionati di Scandinavia. Su pista vinse l’Oro alle Olimpiadi di Monaco nell’inseguimento, dominando, come fosse di un’altra categoria. L’anno successivo, nella medesima specialità, si laureò campione mondiale, ancora una volta irridendo gli avversari. Passò professionista nel 1974, in Italia, nelle squadra di Giovanni Battaglin. Fu finalista ai mondiali dell’inseguimento nel ’75 e nel ’77 dove vinse l’argento mentre finì terzo nel ’76. Ma se sui velodromi non andò come era prevedibile, si rifece su strada, grazie a belle ed importanti vittorie e un’infinità di piazzamenti di pregio, partendo, sempre o quasi, dal ruolo di gregario.

Nel ’75 vinse la prima tappa del Giro e vestì per due giorni la maglia rosa. L’anno successivo vinse la Cronostaffetta. Tornò a ruggire al Giro nel ’77, trionfando nella tappa a cronometro di Pisa, dove inflisse significativi distacchi a Moser. Nel ’78 vinse il Giro di Sardegna, il Trofeo Laigueglia, il Giro della Provincia di Reggio Calabria, il Trofeo Baracchi. Grandissima e sfortunata la sua stagione ’79.
Vinse dapprima la Tirreno-Adriatico, quindi il Giro del Trentino.. Al Giro d’Italia, dopo aver vinto con un portentoso assolo la tappa di Portovenere, mentre lottava per la vittoria finale con Saronni (erano divisi da pochi secondi e c’era ancora da correre la crono finale di Milano), fu costretto al ritiro per una rovinosa caduta a soli tre giorni dall’epilogo. Nel 1980, trionfò di nuovo nella Cronostaffetta e vinse il Gran Premio Merckx. Nel 1981, tornò prepotentemente protagonista al Giro d’Italia vincendo il prologo di Trieste e le altre cronometro. Trionfò nella Ruota d’Oro e, di nuovo, nel G.P. Merckx. Dopo una stagione così densa di soddisfazioni e di rilevanza, a fine anno decise di appendere la bicicletta al chiodo. In tanti cercarono di convincerlo a continuare, ma lui non ne volle sapere. In fondo, l’insistenza era legittima: al mondo nessuno lo valeva nel ruolo di luogotenente o di vero e proprio gregario, non solo per qualità, ma pure per la grande onestà che l’ha sempre contraddistinto. Così, a trentun anni quando ancora poteva recitare pagine importanti, Knut, l’uomo dei fiordi e della simpatia che non puoi dimenticare, mise la parola fine alla sua onorevole carriera.

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