A MARCO TARDELLI IL PREMIO SPECIALE INTITOLATO A PAOLO ROSSI NELLA CATEGORIA “MODELLO PER I GIOVANI”

TARDELLI Marco

Conosciamo meglio i protagonisti della XXV edizione del Premio Internazionale Fair Play – Menarini.

Marco Tardelli (nato il 24 settembre a Careggine), è un allenatore di calcio ed ex calciatore di ruolo difensore o centrocampista. Cinque volte campione d’Italia con la Juventus, ha inoltre vinto, in maglia bianconera, tutte e tre le principali competizioni UEFA, divenendo uno dei primi giocatori insieme a Cabrini e Scirea, nonché il primo centrocampista in assoluto, ad aver conseguito questo record. Campione del mondo con la nazionale italiana nel 1982, è rimasta nella memoria collettiva l’esultanza con cui festeggiò la sua rete nella finale contro la Germania: “l’urlo di Tardelli” è passato alla storia come l’immagine-simbolo del calcio italiano. Riconosciuto, negli anni, come una delle maggiori icone sportive di sempre, nel 2004 è risultato 37° nell’UEFA Golden Jubilee Poll, il sondaggio condotto dalla UEFA per celebrare i migliori calciatori europei degli ultimi cinquant’anni. Proprio a Tardelli è conferito il Premio speciale intitolato a Paolo Rossi nella categoria “Modello per i Giovani”

Ultimo di quattro fratelli, Tardelli nasce in una famiglia di modeste condizioni e, negli anni trascorsi a Pisa, anche lui si guadagna da vivere lavorando come cameriere vicino a piazza dei Miracoli. Di piede destro, seguendo e imitando il mancino Gigi Riva, da sempre suo idolo, diventa ambidestro. Nelle fila del Como viene schierato come terzino sinistro, per poi spostarsi a destra una volta approdato alla Juve nel 1975: la sua totale affermazione avviene però come mezzala, ruolo conferitogli da una felice intuizione di Trapattoni. In un’epoca in cui il calcio italiano era conosciuto soprattutto per le sue qualità difensive, Tardelli emerge al contrario come un giocatore grintoso e tecnicamente dotato in mezzo al campo, tanto che nei primi anni ’80 viene soprannominato Schizzo per il suo modo caratteristico di giocare.

La sua ultima partita in maglia bianconera la disputa in occasione della finale di Coppa dei Campione vinta 1-0 contro il Liverpool, nella tragica partita ricordata per essere diventata teatro della strage dell’Heysel. Quel giorno Tardelli chiude la sua esperienza a Torino dopo cinque stagioni e 259 incontri, conditi da 34 centri, due Coppe Italia, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe ed una Coppa UEFA. Nell’estate dello stesso anno, insoddisfatto della posizione in campo decisa per lui da Trapattoni passa ai rivali dell’Inter, ma dopo due stagioni a Milano al di sotto delle aspettative, si svincola dal club nerazzurro a causa dell’arrivo di Trapattoni nella panchina interista. Nell’estate 1987 si accasa al San Gallo, in Svizzera, dove veste la maglia biancoverde per una stagione prima di porre termine alla propria carriera agonistica.

Il suo esordio con la maglia dell’Italia risale, invece, al 7 aprile 1976 quando, all’età di 21 anni, disputa la sua prima amichevole contro il Portogallo. Diventa, successivamente, un elemento cardine della selezione guidata da Enzo Bearzot, nella quale scende in campo da titolare nei Mondiali 1978 e agli Europei 1980. Soprannominato Coyote dallo stesso Bearzot, Tardelli è uno dei protagonisti indiscussi della vittoria del Mondiale 1982 con 7 presenze e 2 gol. Nel corso del torneo sigla, infatti, la rete dell’1-0 nella partita vinta contro l’Argentina nonché la celebre rete del 2-0 nella vittoriosa finale contro la Germania: quella del famoso “urlo” lanciato mentre correva a perdifiato verso metà campo, agitando i pugni contro il petto in lacrime e gridando “gol” a ripetizione mentre scuoteva selvaggiamente la testa. “Dopo che segnai, tutta la vita mi passò davanti, la stessa sensazione che, si dice, si ha quando stai per morire– dichiarò in seguito- La gioia di segnare in una finale di Coppa del Mondo fu immensa, qualcosa che sognavo da bambino, e la mia esultanza fu una sorta di liberazione per aver realizzato quel sogno. Sono nato con quel grido dentro di me, e quello fu l’esatto momento in cui venne fuori”.Per ironia della sorte, quel gol, inserito nel 2010 da Goal.com al 2° posto tra le cinquanta migliori celebrazioni nella storia dei campionati mondiali, e nel 2014 dalla BBC al 4° posto tra i 100 più bei momenti nell’epopea della Coppa del Mondo, rimase il suo ultimo in maglia azzurra. In nazionale, dopo il ritiro di Zoff, eredita la fascia di capitano, ma il 25 settembre 1985, gioca la sua ultima partita: al Mondiale 1986 viene, infatti convocato, ma senza mai scendere in campo. Con gli Azzurri ha collezionato in totale 81 presenze e segnato 6 reti.

Dopo il ritiro dalla pratica agonistica, inizia per lui la carriera di allenatore. Nel 1989 diventa il responsabile dell’Italia U16; quindi, passa a essere il vice di Cesare Maldini nella U21. Nel giugno 1993 lascia il ruolo per diventare allenatore, prima, del Como, con cui ottiene la promozione, e poi del Cesena, in serie B, dove viene però esonerato. Tornato a fare il vice di Maldini, stavolta nella nazionale maggiore, viene annunciato come tecnico dell’U23, nel 1997, per i Giochi del Mediterraneo, dai quali esce con la medaglia d’oro. Viene, dunque, nominato CT della U21, con la quale vince nel 2000 il titolo europeo. Nell’ottobre del 2000, diventa allenatore dell’Inter ma, nel giugno 2001, viene esonerato alla fine di una negativa stagione. Nel dicembre 2002, viene annunciato come nuovo tecnico del Bari venendo però, anche qui, sollevato dall’incarico. Tra il 2004 e il 2005 diventa, prima, CT dell’Egitto e, poi, allenatore dell’Arezzo, per poi entrare, a giugno del 2006, nel CDA della Juventus. Dimessosi dopo un solo anno, a causa di sopraggiunti dissidi con la dirigenza bianconera, nel 2008 viene chiamato dal suo ex tecnico Trapattoni per ricoprire il ruolo di suo secondo alla guida della nazionale irlandese, che lascia soltanto nel 2013, a seguito delle dimissioni del Trap.

Padre di due figli, la giornalista Sara avuta dalla prima moglie e il modello Nicola, nato dalla relazione con la reporter Stella Pende, è oggi legato alla giornalista Myrta Merlino. Egli stesso, già al termine della propria attività agonistica, aveva iniziato a lavorare saltuariamente come opinionista sportivo: nella stagione 1989-90 è infatti ospite fisso de “La Domenica Sportiva”, ruolo poi ripreso tra il 2000 e il 2010, quando diventa opinionista anche di altri programmi di Rai Sport e di Radio Rai. Nel 2016 esce nelle librerie la sua autobiografia “Tutto o niente- La mia storia”, scritta a quattro mani con la figlia Sara.